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Il cuore grande delle ragazze. Il nuovo film di Pupi Avati. Magico e molto bello. Divertente e commovente. In sala dal prossimo 11 novembre.

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E’ la prima notte di nozze. Siamo negli anni Venti, nel cuore dell’Appennino, vicino Sasso Marconi. Il nonno di Pupi Avati, Carlino, tradisce la giovane moglie con una cameriera dell’albergo dove hanno appena preso alloggio per la luna di miele. Ecco lo spunto autobiografico e il pretesto narrativo di “Il cuore grande delle ragazze”, il nuovo film di Avati che uscirà in sala il prossimo 11 novembre distribuito da Medusa. Il film è ben riuscito. Magico e molto bello. Divertente e commovente. E’ dedicato alle donne, in un modo che non ti aspetti e che fa riflettere. Dice Avati: “ho voluto raccontare le mogli di un tempo, capaci di sopportare e perdonare comportamenti dei mariti che le donne di oggi difficilmente accetterebbero. E la vita le risarciva di questa generosità, dando loro un misterioso ascendente definitivo sui loro mariti, che alla fine tornavano sempre dalle mogli”. Il film di Avati esce provocatoriamente in un’epoca contrassegnata da assurdità culturali come le leggi sulle “quote rosa”, il successo effimero di “veline”, o “velone”, e l’incremento delle torture della chirurgia estetica a cui si sottopongono quotidianamente donne di tutte le età. Avati, controcorrente, invece riesce ad suscitare nello spettatore la nostalgia per un sentimento di amore intimo e molto più concreto verso mogli, figlie e sorelle. “Il cuore grande, le donne, lo hanno conservato ancora oggi – dice Avati -. Forse non sono più disposte a perdonare come lo erano allora, ma hanno conservato uno sguardo sulle cose molto ampio, a grandangolo. Lo vedo in tutte le donne della mia vita, a cominciare da mia moglie. Riescono ad avere un misterioso coinvolgimento nelle relazioni, sono più affidabili. Si appassionano di più a quello che fanno e hanno una dose maggiore di sensibilità”. Il film è interpretato da Micaela Ramazzotti (“Tutta la vita davanti” e “La prima cosa bella”) e dal cantautore bolognese Cesare Cremonini. “È una storia d’amore, di un amore che sembrava impossibile.  Un matrimonio tra una ragazza di buona famiglia e un mezzo mascalzone, uno “sbagerla”. Un tipo di quelli che fanno innamorare al primo sguardo, un mascalzone che non puoi fare a meno di adorare. Uno che, come dicevano una volta, ha l’alito di biancospino. Insomma uno di quei ragazzi belli e piacenti, come io non sono mai stato. Uno di quelli che le donne baciavano senza pensarci neanche un minuto”. Il film di Avati è scritto e diretto con un tocco leggero e spensierato (ma anche con alcune esilaranti dosi di cattiveria), ed è molto ben recitato. Fa vibrare anche una corda “politicamente scorretta”, inusuale, che non ti aspetti. E che dovrebbe piacere al pubblico. Siamo ormai incapaci infatti di dire ad alta voce quanto rimpiangiamo gli anni in cui le donne erano donne e gli uomini erano uomini, e basta. Senza aggiunte od aggettivi. Avati lo ha fatto per noi. “Ho sentito la necessità di raccontare una storia leggera ma con un suo significato – spiega Avati -. Una moglie brillante, innamorata pazza di suo marito, come era mia nonna. Questo era il suo problema! Ma anche mio nonno era innamorato pazzo di lei, tanto che si concedeva degli “scambi” solo momentanei. Definitivamente non l’avrebbe scambiata mai!”.

Andrea Piersanti

Pubblicato su La Padania il 3 novembre 2011


Archiviato in:cinema Tagged: Cesare Cremonini, il cuore grande delle ragazze, la padania, Medusa, micaela ramazzotti, Pupi Avati

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